Norman Rockwell: illustratore e maestro della bellezza e dell’ironia

Norman Rockwell: illustratore e maestro della bellezza e dell'ironia

In mostra a Roma a Palazzo Sciarra fino all’8 Febbraio 2015

Norman-Rockwell: ritratto

Posso dire finalmente di aver provato la sindrome di Stendhal davanti a delle opere d’arte. Dicono che questo avvenga per diverse ragioni: paura, rapimento, coinvolgimento oppure, come nel mio caso, per un sentimento di totale incanto e ammirazione per un talento così grande. Perchè Norman Rockwell non è Michelangelo o Raffaello, che si ammirano con un “distacco” quasi religioso, no, lui è un talento familiare, un illustratore geniale che riesce a farti sentire il protagonista del quadro, tu che stai li ad un centimetro dal disegno, goloso di riuscire a cogliere ogni dettaglio che lui cela nascosto, dandoti sempre più elementi per capirne la storia. Questa è una delle parole chiave che lo caratterizza: la storia. Perchè ogni illustrazione (che nasce da uno splendido dipinto su tela) è un piccolo film realizzato come fosse uno spot pubblicitario. Rockwell ne pensava l’idea generale facendo uno schizzo, (raf) poi faceva i casting, poi uno storyboard (anche a mo’ di collage fotografico), poi fotografava i volti, i luoghi e gli abiti e quando ogni dettaglio era definito, iniziava il dipinto. Mi domando quindi cos’è più vicino al lavoro di un creativo in una moderna agenzia di pubblicità?

Ecco cos’è anche Rockwell, moderno, e senza l’accezione banale o volgare del termine, moderno in quanto le situazioni che ritrae sulle 323 copertine del “Saturday Evening Post” dal 1916 al 1963 sono le situazioni che avvengono in tutte le famiglie (la mamma disperata che legge il prontuario sui bambini mentre il figlio piange paonazzo, o la coppia seduta a pranzo con il marito che legge il giornale e non ascolta la moglie) anche oggi, negli anni 2000.

Ma se solo ironico e mirabile pittore fosse, me ne sarei andata via con l’espressione contenta di chi esce da una mostra su Walt Disney… E invece no, lui ti deve colpire fino al cuore e farti commuovere, con uno dei dipinti più belli della storia, una tela stretta e lunga che noti da lontano perchè molto “grafica”: delle figure scure che si stagliano su un fondo bianco. Ti avvicini e all’improvviso vedi lei, una bimbetta sui 6 anni che indossa un abito bianco come la neve, che stringe la cartella aggrappandosi come fosse uno scoglio in acqua, mentre cammina circondata da uomini che sono solo gambe possenti che la scortano chissà dove. Sul muro una scritta ingiuriosa e un pomodoro rosso come il sangue per terra. In due secondi come al solito Rockwell riesce a farti passare uno spot, delle immagini.. e capisci tutto.

Ci penserà l’audio guida a spiegarti che il quadro è “The Problem We All Live With” (Il problema con cui noi tutti conviviamo).
Siamo nel 1960, e Ruby Bridges, 6 anni, è una dei quattro bambini di colore che superano il test di ammissione per una scuola di bianchi, nella realizzazione di un programma di integrazione messo a punto dal sistema scolastico di New Orleans. Di questi quattro bambini peró, solo Ruby decide che sì, ci voleva proprio andare in questa scuola, appoggiata dalla grande forza e convinzione della mamma. Il clamore fu immenso, la protesta agguerrita, e quando cominciarono ad arrivare minacce alla sua stessa vita, Ruby fu costretta ad essere scortata ogni sacrosanta mattina sulla via per la scuola da un gruppo di agenti federali, inviati dall’allora presidente Eisenhower. Oggi la scuola prende il nome di quella donna: Ruby Bridges (la potete trovare su Twitter con il suo nome) e in quella scuola elementare bambini di ogni nazionalità si parlano 30 lingue diverse. Ruby è oggi, assieme a Mandela, il simbolo della lotta per l’uguaglianza razziale.

Sono rimasta all’interno della Mostra romana molto tempo e altrettanto ne avrei voluto trascorrere, con la voglia di sedermi per terra e disegnare, e magari avere la possibilità di conoscerlo, perchè un uomo di tale ironia per forza sarà stato simpatico, oltre ogni dubbio.
E mentre mi dirigevo di corsa allo shop per acquistare il catalogo ho avuto un brutto risveglio: un libro sciatto, brutto, con una qualità di stampa pessima (il maglione giallo limone di una famosa opera era beige) e disillusa l’ho poggiato sul bancone e sono andata via. Ora inizia la mia ricerca di un libro vero e splendido sul mio nuovo grande amico: Norman Rockwell.

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Fonti su N. Rockwell: Wikipedia
Fonti su Ruby Bridges: Wikipedia
Sito della Mostra a Roma

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